” Rileggo un po’ di storia d’Italia e ne rilevo l’attualità di “cose all’italiana”, la coesistenza di due Italie, così dissimili l’una dall’altra; una, la culla della civiltà, la madre delle arti e delle scienze, la maestra del diritto, l’altra, la sfortunata terra delle vicende storiche (migliore, la prima, e immeritatamente peggiore, la seconda, dei suoi abitanti).
Come nel passato, a pochi è permesso diventare grandi in vita, a molti, tutt’al più, è concesso diventare famosi, il che è tutt’altra cosa.
Quelli che non si possono sottrarre al loro destino, di spingere con l’esempio e col pensiero i connazionali verso la grandezza morale e civile, lo fanno a loro rischio.
Perchè, per esempio, un paese che brulica di uomini capaci, inventivi, abilissimi nei commerci e nelle attività produttive, lavoratori industriosi e instancabili, è sempre stato così pietosamente povero anche nei suoi periodi più prosperi? Perchè una nazione in cui gli abitanti hanno innato il senso della giustizia, e molti di loro anche una spiccata vocazione giuridica, è sempre stato così debolmente guidato dalle leggi? Perchè una terra così ricca di uomini astuti, prudenti ma risoluti, gelosi della propria privata dignità e libertà, si è comportata così spesso con fiacchezza, incertezza, inettitudine, e debolezza? Perchè, cioè, l’Italia non risulta essere in nessun momento la somma dei suoi abitanti e delle loro virtù ma qualcosa di meno e di diverso? Perchè è stata in tutti i tempi così incline alle catastrofi?
Il catalogo delle sventure nazionali che ho “sfogliato” è interminabile e notissimo.. alcune tra le più gravi in molti secoli sono di ieri, e non è detto che siano le ultime.
Niccolò Machiavelli fu tenuto lontano dagli affari importanti, imprigionato e torturato; Giovambattista Vico visse in miseria; Galileo Galilei fu processato per la sua ostinazione scientifica; Garibaldi fu sorvegliato dalla polizia. Cercarono pace lontano dalla patria Dante Alighieri, Giuseppe Mazzini, Ugo Foscolo, Enrico Fermi, Toscanini, Salvemini, e infiniti altri. Ve ne furono, come Tommaso Campanella e Pietro Giannone, che trascorsero in carcere gran parte della vita; altri furono bruciati sul rogo come Giordano Bruno e Savanorola, impiccati come i patrioti della Repubblica partenopea, scannati come Pisacane, trucidati dalla folla come Cola di Rienzo.
Scrisse sconsolatamente il De Sanctis, da Roma, dopo il 1870 ” Noi rimaniamo come se nulla fosse avvenuto, quasi stupiti di ciò che è avvenuto, intorpiditi, senza sapere che fare di questa Italia che ci è costata tanto.”.
Giancarlo Ragone, componente la Direzione Nazionale del PLI, Presidente del PLI regionale pugliese e di Società Aperta Associazione, Segretario Provinciale del PLI Bari/Bat.